La linea di pensiero talebana. La risposta di Javed Ahmed Ghamidi alla lettera dei Tereek e-Taliban.

I sedicenti guerrieri di Dio, noti al mondo come i Talebani, si sono resi responsabili, negli ultimi dieci anni, dell’uccisione di innumerevoli innocenti. Essi insistono che tutto ciò viene fatto in nome di Dio e della sottomissione alle Sue direttive ed hanno ribadito tale posizione dopo il vile attentato da loro perpetrato ai danni di Malalah Yusufsai. A sostegno di questa posizione presentano il Corano e gli Hadith, nonchè alcuni fatti verificatisi nel corso della vita del Profeta Maometto. Dal momento che le persone generalmente non sono a conoscenza della religione e delle sue discipline, possono dunque essere influenzati da questa linea di pensiero. Noi vorremmo pertanto presentare alcuni fatti nei paragrafi seguenti, in considerazione di questo scenario.

Non c'è dubbio che la jihad è una direttiva dell'Islam. Il Corano richiede ai suoi seguaci di combattere oppressione e ingiustizia, se hanno la forza per farlo. L’obiettivo principale di questa direttiva è quello di porre un freno alla persecuzione, ovvero l'uso di oppressione e coercizione per indurre i credenti ad abbandonare la propria religione. Coloro i quali sono in grado di discernere sanno che i musulmani non sono sottoposti a tale direttiva a titolo personale, ma piuttosto a livello collettivo. I versetti coranici sulla jihad non sono indirizzati ai singoli individui. In tal materia solo la collettività ha diritto di lanciare un potenziale attacco di questo tipo.  Nessun individuo o gruppo di musulmani ha il diritto di prendere una tal decisione per conto proprio. E’ per questo motivo che il Profeta (sws) avrebbe detto: “un governante musulmano è uno scudo; una guerra può essere condotta solamente sotto di lui”. Non servono profonde riflessioni per comprendere se i talebani stiano o meno violando tale principio.

La direttiva islamica per la jihad  è guerra per la causa di Dio, quindi, non può essere condotta trascurandone i principi morali. Etica e morale sovrastano tutto e in ogni circostanza, anche in materia di guerra e lotte armate; l'Onnipotente non permette ai musulmani di discostarsi dai principi morali. Risulta dunque assolutamente certo che la jihad può essere condotta esclusivamente nei confronti di altri combattenti. E’ legge dell'Islam che se una persona attacca con la sua lingua, tale attacco deve essere contrastato con la lingua; se egli sostiene finanziariamente i guerrieri allora gli sarà impedito tale sostegno, tuttavia, a meno che una persona scelga le armi per condurre una guerra, la sua vita non può essere presa. Se sul campo di battaglia il nemico getta le armi e si arrende, verrà preso prigioniero ma non potrà essere giustiziato. Le parole che menzionano le direttive per la jihad sono le seguenti: “Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono”. (2:190).

Il Profeta (sws) proibì l’uccisione di donne e bambini durante la guerra. Il motivo di ciò è che anche se essi intraprendessero la jihad con l'esercito, non sarebbe in qualità di combattenti: nella migliore delle ipotesi, essi potrebbero alzare il morale dei combattenti ed incoraggiarli a attraverso la parola.

 

 

Questa è quindi la shari'ah di Dio. Ma che cosa stanno facendo i talebani? Uomini di intelletto come Mawlana Hasan Gen, Mawlana Sarfaraz Na'imi e il dottor Muhammad Faruq Khan non si sono mai impegnati in una guerra contro di loro ad anche Malalah Yusufza'i è una ragazza innocente che non ha mai preso le armi. Nonostante ciò, i talebani insistono sul fatto che tutte queste persone meritano la morte e solo perché hanno osato esprimere dissenso nei loro confronti? Non c’è dubbio che, in presenza di un’ autorità politica in un luogo in cui vige il diritto di punire i criminali non ci può essere alcuna differenza di pena tra uomini e donne.

Il Corano spiega esplicitamente come uomini e donne colpevoli di furto saranno entrambi puniti alla stessa maniera; lo stesso vale per un adultero o un’adultera. Da quando dunque i talebano godono di autorità politica nei confronti delle persone precedentemente menzionate? Quando queste persone hanno commesso crimini punibili con la pena capitale vigente secondo la sharia?

Il Corano afferma in modo molto esplicito che la pena di morte può essere attuata solo in caso di omicidio o di diffusione dell’anarchia nel paese; non vi sono altri reati soggetti a tale punizione.

 Chi tra i sopra citati è colpevole di aver ucciso qualcuno, di aver diffuso l'anarchia attraverso la minaccia dell’altrui vita, dei beni altrui o dell’onore? In realtà, gli stessi talebani sono colpevoli di tali crimini, come testimoniano le loro ammissioni quotidiane.

 

Politeismo, incredulità e apostasia sono infatti gravi reati, tuttavia, nessun essere umano può pensare di punirne un altro per questi crimini. Questo diritto spetta esclusivamente a Dio.

 

Nell'Aldilà Egli punirà per ciò e in questo mondo spetta sempre a Lui decidere se farlo o meno. La questione sull’Aldilà non è qui in discussione. In questo mondo tale punizione si svolge nel modo seguente: quando l'Onnipotente decide di premiare e punire le persone in seguito alle loro azioni, Egli manda il Suo messaggero presso di loro. Questo messaggero comunica loro la verità in modo tale che essi siano lasciati senza scusanti  e senza la possibilità di poterla negare. Dopo che il giudizio di Dio è stato dato e, nonostante ciò, queste persone si ostinano a non credere e continuano a praticare il politeismo, allora vengono puniti in questo mondo. Si tratta di una prassi consolidata di Dio che il Corano descrive con le seguenti parole: "E per ogni comunità, vi è un messaggero. Poi, quando arriva il messaggero, il loro destino è deciso con piena giustizia e nessuno subirà un torto. "(10:47)

Questa punizione è generalmente fornita secondo quanto è stato dato al popolo di Noè (SWS), il popolo di Hud (SWS), il popolo di Salih (SWS), il popolo di Lot (SWS), il popolo di Shu'ayb (SWS) e ad alcune altre nazioni. Tuttavia, se un messaggero ha un considerevole numero di compagni e dopo la migrazione del loro popolo, sono anche in grado di ottenere l'autorità politica, allora questa punizione viene implementata attraverso le spade del messaggero e dei suoi compagni. È questa seconda situazione che sorse nel caso di Maometto (sws). E’ così che quegli avversari attivi tra i suoi nemici andarono incontro al proprio destino, dopo di ciò venne dato un ordine generale di uccidere il resto degli avversari, ciò ebbe luogo il 9 di Hijrah, il giorno del hajj-i akbar. Di seguito sono riportate le parole per tale direttiva menzionata nel Corano:

Quando poi siano trascorsi i mesi sacri (dopo l’hajj-i akbar), uccidete questi associatori ovunque li incontriate, (e per questo obiettivo) catturateli, assediateli e tendete loro agguati. Se poi si pentono, eseguono l'orazione e pagano la decima, lasciateli andare per la loro strada”. (9:5)

Questa è la punizione di Dio che è stato riservato a gli idolatri d'Arabia. Quando un tale castigo scende sui colpevoli, non viene fatta eccezione per donne e bambini i quali vengono distrutti allo stesso modo in cui sono state distrutte le nazioni di Noè (SWS) Hud (SWS), Salih, Lot (SWS) e Shu'ayb (SWS) . E ' riportato in vari racconti che, quando le truppe vennero inviate per mettere in atto tale punizione, al Profeta venne chiesto cosa fare con le donne e i bambini appartenenti agli idolatri lì presenti; il Profeta (sws) rispose che erano persone appartenenti a tale gruppo. Se tali persone, dopo aver abbracciato la fede, fossero successivamente divenuti apostati e non credenti, allora avrebbero meritato la pena di morte.

Nonostante la comunicazione conclusiva della verità, la punizione di queste persone venne rinviata fino a 9 AH in quanto essi non erano avversari attivi e vi era possibilità che essi potessero pentirsi e quindi essere salvati dalla punizione. D'altra parte, a quelle persone che, oltre al loro rifiuto della verità, divennero avversari attivi non venne data tale  possibilità. Vennero uccisi appena possibile. Abu Rafi ', Ka'b ibn Ashraf,' Abdullah ibn Khattal, le sue schiave e tra i prigionieri delle battaglie di Badr e Uhud 'Uqbah ibn Abi Mu'it, Nadr ibn al-Harith e Abu' Izzah et al vennero uccisi a tal proposito.

E’ questo il verdetto di Dio necessariamente attuato dopo la comunicazione conclusiva sulla Verità trasmessa dai Suoi messaggeri.

E’ in base a questo verdetto che il Corano dice:” non vedrai alcun cambiamento in questa pratica di Dio”(17:77). Trattasi della stessa natura del sacrificio di Ismaele (sws) e dell’incidente di Khidr. Non è legato a noi esseri umani.

Questo è stato il verdetto di Dio necessariamente attuato dopo la comunicazione conclusiva della verità da parte dei Suoi messaggeri. E ' in base a ciò che il Corano afferma: “Non vedrai alcun cambiamento in questa pratica di Dio" (17:77). La sua natura è la stessa del sacrificio di Ismaele (SWS) e dell'incidente di Khidr. Non è legato a noi esseri umani. Così come non si può praticare un foro nella barca di un povero per aiutarlo, così come non è possibile uccidere un bambino disubbidiente, né macellare uno dei nostri figli sulla base di un sogno, come avvenne ad Abramo (SWS), allo stesso modo non è lecito intraprendere tale compito a meno che l’ordine giunga attraverso una rivelazione o un ordine di Dio. Tutti sanno che tale porta è stata ormai permanentemente chiusa.

Le azioni condotte dai talebani per supportare i loro provvedimenti fanno parte della tipologia sopra citata. Non è altro che la sfacciataggine di porre nelle proprie mani ciò che spetta esclusivamente a Dio. Non può esserci crimine più grande di ciò sulla terra. Ogni credente dovrebbe cercare il rifugio presso Dio per ripararsi da ciò.